Questo blog tratta del digitale, del suo avvicinarsi sempre più alla nostra vita...
cosa accadrà nel futuro??
...le macchine prenderanno il controllo del nostro mondo??
ai posteri l'aurdua sentenza... e speriamo che ci manderanno notizie del loro mondo...
per il momento mi limito a farvi partecipe di alcune riflessioni e riportare varie notize sul mondo digitale e sulla sua comunicazione...



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Searle: « Secondo l'intelligenza artificiale forte, il computer non sarebbe soltanto, nello studio della mente, uno strumento; piuttosto, un computer programmato opportunamente è davvero una mente » .

L'intelligenza artificiale nella sua versione "forte", non si limita a considerare il computer come un utile strumento di indagine della mente umana, ma si spinge ad affermare che, con opportuni programmi, esso diviene analogo alla mente umana ed è quindi capace di comprendere e di avere altri stati cognitivi.

Esperimento della stanza cinese.Si immagini di chiudere in una stanza una persona che non conosce una parola di cinese. La persona ha a disposizione due gruppi di fogli: sui fogli del primo si trova una serie di caratteri cinesi, sugli altri fogli ci sono delle istruzioni su come utilizzare i caratteri stessi. Il compito assegnato alla persona in questione è di produrre degli insiemi di caratteri cinesi (risposte), seguendo unicamente le istruzioni ricevute, ogni volta che riceve dall'esterno degli insiemi di caratteri cinesi (domande). Il punto fondamentale dell'esperimento è che a un cinese che ponga le domande e legga le risposte ricevute, la persona chiusa nella stanza appare come se fosse in grado di comprendere il cinese, mentre, in realtà, si limita a manipolare simboli senza significato sulla base di istruzioni.

Questo esperimento immaginario ha lo scopo di mostrare che la semplice manipolazione sintattica di simboli formali non costituisce di per sé una semantica, ovvero non garantisce che il sistema comprenda ciò che sta facendo. Più in generale, l'esperimento pone alla nostra attenzione il fatto che un sistema che si comporta come se avesse stati mentali non ci permette di essere sicuri che esso possieda realmente questi stati. In generale, per Searle, 'avere una mente' significa possedere una coscienza, ossia stati mentali non riducibili ai processi neurofisiologici del cervello (da cui tuttavia sono causati) perché dotati di soggettività ontologica: gli stati coscienti esistono, cioè, solo in quanto esperiti da un agente.


Ne "L'atteggiamento intenzionale", Dennett afferma che " la velocità fa parte dell' 'essenza' dell'intelligenza. Se non si possono calcolare le parti attinenti dell'ambiente in trasformazione abbastanza rapidamente per provvedere a se stessi, non si è praticamente intelligenti, per quanto complessi si sia". La struttura del cervello umano possiede un certo grado di velocità a trattare gli input e gli output come si presentano: è questa caratteristica che determina il comportamento del soggetto e che ne regola l'attività intenzionale intelligente. Quindi, la teoria di Dennett è che ciò che una macchina dovrebbe imitare del cervello per poter dire di essa che possiede una mente non è qualche misterioso e oscuro potere causale che ad un livello superiore produce stati mentali, bensì la giusta velocità d'elaborazione delle informazioni. Nelle parole di Dennett: "Consideriamo due diverse implementazioni dello stesso programma. In un certo senso, entrambe le implementazioni hanno le stesse capacità - entrambe 'computano la stessa funzione' - ma in virtù di nient'altro se non della sua velocità, una di esse avrà poteri causali di cui l'altra è priva" e ancora: "la velocità relativa è cruciale nel permettere che occorrano i tipi esatti di sequenze di interazione ambiente - organismo".
Ancora non si conosce esattamente come funzioni il cervello,





e questo, secondo Dennett, è l'unico vero impedimento che ci separa dalla realizzazione di una macchina pensante. Ciò che Dennett vuole sottolineare è che può essere vero che un computer digitale non potrà mai attivare il programma giusto abbastanza velocemente da riprodurre in tempo reale il funzionamento del cervello, cioè quei poteri causali attraverso cui esso produce il controllo della rapida, intelligente, attività intenzionale. Tuttora non si è ancora riusciti in questo intento e, anzi, nonostante i successi conseguiti si è lontani dall'obiettivo.
Tuttavia, secondo Dennett, questo argomento può anche essere falso: è assurdo scartare l'ipotesi che un giorno l'IA riesca a realizzare un programma del genere, perché in linea teorica non è impossibile. Questa è la vera scommessa dell'IA. I modelli finora approntati dagli studiosi di intelligenza artificiale mantengono per ora una loro valenza scientifica: essi sono utili nello studio dell'essenza della mente umana, e sono realizzati nell'ottica di una ultrasemplificazione, esattamente come i modelli utilizzati da altre branche della scienza .


Dennett, "sostiene che, se non c'è nessuna scintilla magica o anima, allora l'Uomo non sia altro che una macchina, e si chiede perché questo Uomo-macchina debba avere la posizione privilegiata su tutte le altre macchine possibili per quanto riguardi l'intelligenza o l'avere una "mente"

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