Questo blog tratta del digitale, del suo avvicinarsi sempre più alla nostra vita...
cosa accadrà nel futuro??
...le macchine prenderanno il controllo del nostro mondo??
ai posteri l'aurdua sentenza... e speriamo che ci manderanno notizie del loro mondo...
per il momento mi limito a farvi partecipe di alcune riflessioni e riportare varie notize sul mondo digitale e sulla sua comunicazione...



Presentazione

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La mia carta d'identità digitale

08:18 Edit This 0 Comments »
Nel 1994 inizio a giocare con il Game Boy con giochi come tetris e un'altro gioco spaziale di cui non ricordo il nome. Acquisto la prima console del nintendo conoscendo Mario Bros, nel 97 circa inizio a capire cos'è un computer e ad imparare giusto un pò di come funziona ms-dos, quel poco che mi permetteva di giocare con il re leone e aladdin.

Nel 2001 inizio ad adoperare il pc anche oltre il gioco e prendo la patente europea, in questo stesso anno ho il mio primo cellulare e inizio cosi quello che diventerà una dipendenza in futuro: messaggiare. Qualche anno più tardi inizio a navigare in internet e avere un account di posta .

Nel 2004 ho un computer portatile tutto mio e inizio l'abbonamento ADSL, in quest'anno ho già più di un indirizzo di posta elettronica.

Nel 2006 inzio ad usare msn per parlare con gli amici e compro la mia prima macchina digitale, ho inziato a creare i primi blog con msn e splinder, a mandare i primi sms dal web, in questo stesso anno ho il mio primo cellullare che fa le foto, è però nell'anno successivo che inizio a passare le foto del cellulare al pc tramite cavetto o bluetooh. Inzio a scaricare musica, ad usare le penne usb e ad ascoltare musica con l'mp3.

Nel 2008 imparo a modificare le immagini, a creare dei video con le foto, sottofondo musicale e vari effetti.

Attualmente sono iscritta su Facebook, spinta dal fatto che ci sono molti miei amici e perchè mi avevano parlato di test molto simpatici, sono iscritta su myspaces, ma non lo uso mai.
Ho un account gmail e il blog (www.pellegrinoalessandra.blogspot.com) , in più con il corso d'informatica stiamo creando una piattaforma di e-learning.

05:48 Edit This 0 Comments »




Searle: « Secondo l'intelligenza artificiale forte, il computer non sarebbe soltanto, nello studio della mente, uno strumento; piuttosto, un computer programmato opportunamente è davvero una mente » .

L'intelligenza artificiale nella sua versione "forte", non si limita a considerare il computer come un utile strumento di indagine della mente umana, ma si spinge ad affermare che, con opportuni programmi, esso diviene analogo alla mente umana ed è quindi capace di comprendere e di avere altri stati cognitivi.

Esperimento della stanza cinese.Si immagini di chiudere in una stanza una persona che non conosce una parola di cinese. La persona ha a disposizione due gruppi di fogli: sui fogli del primo si trova una serie di caratteri cinesi, sugli altri fogli ci sono delle istruzioni su come utilizzare i caratteri stessi. Il compito assegnato alla persona in questione è di produrre degli insiemi di caratteri cinesi (risposte), seguendo unicamente le istruzioni ricevute, ogni volta che riceve dall'esterno degli insiemi di caratteri cinesi (domande). Il punto fondamentale dell'esperimento è che a un cinese che ponga le domande e legga le risposte ricevute, la persona chiusa nella stanza appare come se fosse in grado di comprendere il cinese, mentre, in realtà, si limita a manipolare simboli senza significato sulla base di istruzioni.

Questo esperimento immaginario ha lo scopo di mostrare che la semplice manipolazione sintattica di simboli formali non costituisce di per sé una semantica, ovvero non garantisce che il sistema comprenda ciò che sta facendo. Più in generale, l'esperimento pone alla nostra attenzione il fatto che un sistema che si comporta come se avesse stati mentali non ci permette di essere sicuri che esso possieda realmente questi stati. In generale, per Searle, 'avere una mente' significa possedere una coscienza, ossia stati mentali non riducibili ai processi neurofisiologici del cervello (da cui tuttavia sono causati) perché dotati di soggettività ontologica: gli stati coscienti esistono, cioè, solo in quanto esperiti da un agente.


Ne "L'atteggiamento intenzionale", Dennett afferma che " la velocità fa parte dell' 'essenza' dell'intelligenza. Se non si possono calcolare le parti attinenti dell'ambiente in trasformazione abbastanza rapidamente per provvedere a se stessi, non si è praticamente intelligenti, per quanto complessi si sia". La struttura del cervello umano possiede un certo grado di velocità a trattare gli input e gli output come si presentano: è questa caratteristica che determina il comportamento del soggetto e che ne regola l'attività intenzionale intelligente. Quindi, la teoria di Dennett è che ciò che una macchina dovrebbe imitare del cervello per poter dire di essa che possiede una mente non è qualche misterioso e oscuro potere causale che ad un livello superiore produce stati mentali, bensì la giusta velocità d'elaborazione delle informazioni. Nelle parole di Dennett: "Consideriamo due diverse implementazioni dello stesso programma. In un certo senso, entrambe le implementazioni hanno le stesse capacità - entrambe 'computano la stessa funzione' - ma in virtù di nient'altro se non della sua velocità, una di esse avrà poteri causali di cui l'altra è priva" e ancora: "la velocità relativa è cruciale nel permettere che occorrano i tipi esatti di sequenze di interazione ambiente - organismo".
Ancora non si conosce esattamente come funzioni il cervello,





e questo, secondo Dennett, è l'unico vero impedimento che ci separa dalla realizzazione di una macchina pensante. Ciò che Dennett vuole sottolineare è che può essere vero che un computer digitale non potrà mai attivare il programma giusto abbastanza velocemente da riprodurre in tempo reale il funzionamento del cervello, cioè quei poteri causali attraverso cui esso produce il controllo della rapida, intelligente, attività intenzionale. Tuttora non si è ancora riusciti in questo intento e, anzi, nonostante i successi conseguiti si è lontani dall'obiettivo.
Tuttavia, secondo Dennett, questo argomento può anche essere falso: è assurdo scartare l'ipotesi che un giorno l'IA riesca a realizzare un programma del genere, perché in linea teorica non è impossibile. Questa è la vera scommessa dell'IA. I modelli finora approntati dagli studiosi di intelligenza artificiale mantengono per ora una loro valenza scientifica: essi sono utili nello studio dell'essenza della mente umana, e sono realizzati nell'ottica di una ultrasemplificazione, esattamente come i modelli utilizzati da altre branche della scienza .


Dennett, "sostiene che, se non c'è nessuna scintilla magica o anima, allora l'Uomo non sia altro che una macchina, e si chiede perché questo Uomo-macchina debba avere la posizione privilegiata su tutte le altre macchine possibili per quanto riguardi l'intelligenza o l'avere una "mente"

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Wall E



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Voglio prendere in considerazione la "voce", i robot potranno mai essere definiti "parlanti"?
Negli uomini si parla di creatività del linguaggio, che gli permette di formulare un numero infinito di frasi, ma facciamo entrare nel termine anche le varie metafore o battute che normalmente un umano produce quando parla... Un robot potrà mai essere in grado di produrre questi giochi linguistici e di comprenderne il senso?




L'evoluzione dell'uomo, ha una storia molto lunga, ma facciamo dei salti... partiamo dall'uomo di Neaderthan. L'homo sapiens era un uomo estremamente evoluto, aveva già un' idea della vita e della morte, infatti aveva la tendenza a seppelire i suoi cadaveri, ma era però in grado di produrre suoni evoluti, all'uomo di Neaderthal mancava il tratto sopra laringe, che permette altre due funzioni importanti:

1.Chiudere i polmoni
2. Respirare

Questo tratto modifica profondamente la strutture dell'atto fonatorio e di quello digestivo.
Neaderthan non poteva dialogare come già detto...e questo porta la donna ad allontanarsi da lui..



Questo è una rappresentazione del modello ingegneristico di Shannon e Weaver, però più che richiamare il metodo di comunicazione tra due persone, sembra parlare di due macchine, perchè tutto è trasmesso linearmente. Non viene preso in considerazione il fatto che due persone possano fraintendersi, quindi un errore di comprensione.


Quest'immagine è tratta da "Corso di linguistica generale" di Saussure. Siamo collocati qui nel cossidetto "atto di parole", vi devono essere minimo due individui per completare il circuito. Questo può essere considerato l'embrione del linguaggio,bisogna uscire dal fatto individuale (in cui tra gli individui si stabilisce una sorta di media: tutti produranno, certo non esattamente ma approssimativamente, gli stessi segni uniti agli stessi concetti) e abbordare al fatto sociale.



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Io robot

01:24 Edit This 0 Comments »

Robot - Le bestie mitologiche del futuro sono già qui.
Colonizzeranno il mondo, i "mostri" della tecnologia? Vedremo androidi con teste umane scorrazzare per le città o zampe robotiche muoversi grazie agli impulsi elettrici del cervello di una scimmia? Ci crediate o no, le nuove creature mitologiche sono già in mezzo a noi. (Andrea Porta, 15 febbraio 2008)
Teste parlanti capaci di conversare e di comunicare con le espressioni del volto: ecco i mostri della tecnologia, bestie della mitologia contemporanea.
Lion la testa, il petto capra e drago la coda, e dalla bocca orrende vampe vomitava di foco... Così Omero descrive nell'Iliade la chimera, mostruosa belva nata dalla folle unione di due creature altrettanto mostruose. Ibridi, "creature", bestie immaginarie di ogni genere popolano la storia della cultura non solo occidentale. Secondo alcuni sono archetipi, cioè immagini simboliche che ricorrono, anche in forme diverse, in vari momenti della civiltà: oggi nessuno racconta più di unicorni o cerberi, eppure di creature "mitiche" ne esistono ancora. Non abitano più nei racconti popolari o nelle leggende, ma nella scienza e nella tecnologia. E sono molto più reali e concreti di qualunque chimera.

CENTAURO : irascibile e violento, il centauro è metà uomo e metà cavallo.
CHIMERA : un po' leone, un po' capra, un po' drago... La chimera è la creatura fantastica per eccellenza, simbolo del mito irraggiungibile.
FACCIA DI BAMBOLA : che cosa succederebbe se i robot prendessero "vita" e l'intelligenza artificiale diventasse indistinguibile da quella biologica?

Le nuove creature Negli ultimi anni la scienza ha sfornato creature incredibili: dagli umanoidi che copiano dall'uomo (o almeno tentano) sembianze e intelligenza agli animali impiegati negli esperimenti sul sistema nervoso, in un territorio dove elettronica e biologia si fondono. Qualche esempio? Un ricercatore della Duke University (Usa) ha collegato arti robotici al cervello di una scimmia che può così muovere zampe d'acciaio come se fossero sue. Un altro studioso americano è invece riuscito a creare teste quasi-umane che interagiscono con gli umani: ascoltano, capiscono, rispondono, addirittura adeguando al contesto l'espressione del volto. C'è anche chi progetta muscoli robotici sulla falsariga di quelli umani e pelli sintetiche che riproducono le rughe (d'espressione e non) di un volto vero. Ma l'uomo non è l'unico modello: nei laboratori si studiano la vista notturna delle falene, gli occhi delle mosche, il sistema di orientamento dei pipistrelli, il senso dell'orientamento delle vespe... Tutto per carpire qualche segreto a "Madre Natura" e creare organismi cibernetici, i cyborg, un po' animali e un po' macchine, che possano rendere più facile la nostra vita.

Insetti, quadrupedi, serpenti: ecco come i robot copiano la natura.
Da dove prendere spunto per inventarsi nuovi automi? Da quanto di più perfetto già c'è: la natura. E così ecco che nascono creature di acciaio con zampe da scarafaggio, occhi di falena, andature da cavallo e la sinuosità delle bisce d'acqua.
Robot-insetti così piccoli da entrare nel corpo umano: è questa la sfida delle nanotecnologie. Un MicroBot come questo potrebbe un giorno navigare nei nostri vasi sanguigni e salvarci la vita. I MicoBot esitono ancora solamente nella fantasia di artisti-scienziati, ma intanto oggi "vivono" i suoi precursori. Come i-Snake...
Volendo scegliere un insetto da usare come modello per i suoi robot, Roger Quinn, direttore del laboratorio di "Robotica Ispirata alla Biologia" della Case Western Reserve University (Cleveland, Usa), non ha optato per la strada più facile. Ajax, il suo prototipo, si ispira infatti a uno scarafaggio, il blaberus discoidalis (diffuso nei Caraibi), dalla cui complessa anatomia Quinn ha copiato le articolazioni delle zampe. Venti volte più grande della blatta, Ajax ha dodici giunture pneumatiche che gli conferiscono 24 "gradi di libertà", ovvero modi diversi di articolare i suoi movimenti. Quinn, come molti suoi colleghi, persegue la strada della biomimesi: «Facciamo evolvere la robotica impiegando le conoscenze che derivano dallo studio dei meccanismi biologici. In pratica, rubano idee dalla natura. Da questi insetti poco piacevoli c'è anche chi vuole carpire i segreti del senso dell'orientamento, nascosti, pare, proprio nelle lunghe antenne. Il robottino sviluppato da Noah Cowan (Johns Hopkins University, Baltimora, Usa) ha speciali prolungamenti che si estendono dal corpo centrale e che, a contatto con ostacoli, avvertono il sistema di navigazione incorporato, un po' come fanno le vibrisse (baffi) dei gatti. E se nemmeno "a tastoni" i robot riescono a muoversi in sicurezza, allora serve la supervista delle falene: alla Cardiff University (Galles) è stato da poco presentato un obiettivo realizzato imitando le strutture nanoscopiche di cui sono dotati gli occhi dell'insetto, in grado di trattenere anche la minima quantità di luce.

L'ultima versione di Ajax, il robot scarafaggio realizzato alla Case Western Reserve University di Cleveland (Usa) prendendo a modello le complesse articolazioni delle zampe dell'insetto. Non è l'unica blatta cibernetica: guarda il video "L'insetto guida" sul lavoro di Garnet Hertz.

Lo scheletro indistruttibile? È "fuori" Al Massachusetts Institute of Technology, il Mit, gli insetti robotici si indossano: sono gli esoscheletri, cioè "scheletri esterni" concettualmente simili alle corazze rigide che sostengono e proteggono gli organi interni di molti ragni e insetti. Hugh Herr, ricercatore del Gruppo di Biomecatronica della prestigiosa università americana, ha recentemente presentato una struttura pneumatica che, indossata sulle gambe e collegata a una centralina da portare in uno zaino, "sorregge" il corpo quando è sottoposto a sforzi e riduce dell'80% la fatica necessaria a trasportare qualsiasi peso.Cani e serpenti. Per sollevare pesi l'esoscheletro fa comodo, ma ancora meglio sarebbe lasciare tutta la fatica a creature come BigDog (video) e LittleDog, inquietanti robot un po' cani, un po' androidi e un po' animali da soma. Forti e resistenti, questi prototipi di quadrupede imitano i movimenti di cani e cavalli in ogni condizione di camminata e su ogni tipo di terreno. Si arrampicano, avanzano sicuri sulla neve e sullo sterrato, e in nessun caso cadono: speciali sistemi giroscopici a risposta immediata sono infatti in grado di compensare al volo ogni deviazione dallo stato di equilibrio. A un altro estremo di questa linea evolutiva di cyber-animali specializzati, ce ne sono altri che delle zampe non sanno che farsene: i serpenti. Come i loro modelli biologici, anche quelli robotici si insinuano con facilità dappertutto: Acm-R5 è il serpente anfibio giapponese progettato per muoversi tra le macerie di un terremoto e cercare i superstiti dei terremoti, ma anche per gettarsi in acqua ed esplorare i fondali. E più in piccolo ci sono HeartLander e i-Snake: realizzati rispettivamente dalla Carnegie Mellon University di Pittsburgh e dall'Imperial College di Londra, sono costruiti per infilarsi... nel nostro corpo e curarlo "da dentro"! Fantascienza? Niente affatto: guarda il video di i-Snake all'opera sul cuore di un maiale.
La fauna robotica: tra scienza e fantascienza.

Pensati per studiare il sistema nervoso, i cyborg-animali stanno riempiendo i laboratori di tutto il mondo. Sono creature inimmaginabili fino a pochi anni fa: veicoli mossi dal cervello di falene, rane morte che muovono le zampe su internet e scimmie americane che muovono gambe robotiche in Giappone.
Se esistessero, RoboCop e Terminator non sarebbero più soli. Questi cyborg dall'aspetto umano, dotati di organi sia artificiali sia biologici, oggi potrebbero avere... persino un animale da compagnia! La robotica è già approdata al regno animale e l'idea di prendere spunto dall'anatomia e dalla fisiologia animale per realizzare robot sempre più efficienti (questa linea di ricerca è chiamata biomimesi) ha dato molti frutti: sono i cyborg-animali, le chimere del nostro tempo nate dal connubio tra biologia e tecnologia. E talvolta persino "arte", per quanto, va detto, sia un concetto di arte molto discutibile.Garnet Hertz è un ricercatore canadese che a suo dire fa "arte elettromeccanica": lui gli animali robotici li usa per indurci a riflettere sul confine tra naturale e artificiale. Suoi il RoachBot, mosso dall'istinto di uno scarafaggio, e la rana morta esposta al pubblico sotto formaldeide che tutti possono muovere, collegandosi a Internet, con semplici comandi online. A quale scopo? Mostrare quanto sono vicini biologia e tecnologia. Forse bastava dirlo, e adesso sappiamo anche che gli animali cyborg fanno tutti una brutta fine."ARTE" E RANE MORTELa neurobotica«In fondo, "combinare" le macchine ad alcune parti del corpo umano ha portato a grandi innovazioni, ad esempio nella realizzazione di cuori artificiali», spiega Charles Higgins, dell'Università dell'Arizona. Perché allora non provare anche con il cervello? L'ultima frontiera delle neuroscienze è la neurorobotica, che si propone di fare interagire robot e cervelli organici. Gli esperimenti, condotti per adesso solo sugli animali, hanno prodotto risultati che i ricercatori definiscono "incoraggianti". Ma hanno anche dato vita a creature mai viste prima. C'è ad esempio il RoboFalena, presentato dallo stesso Higgins in occasione della 37° edizione del meeting annuale della Società Americana di Neuroscienze. È una piccola macchina, "guidata" da una farfalla amante dell'oscurità: i movimenti del robot sono azionati da impulsi provenienti da elettrodi impiantati nel minuscolo cervello dell'insetto che, immobilizzato all'interno di un tubo di plastica, vede scorrere attorno a sé solamente strisce colorate che riproducono quello che la farfalla percepisce durante il volo. Solo così, infatti, i neuroni che durante il volo stabilizzano la vista della falena emettono i segnali elettrici che mettono in moto il meccanismo di trazione. E che in un attimo trasformano falena e robot in un unico "essere". Trasmissione del pensiero. Miguel Nicolelis della Duke University (North Carolina, Usa) ha voluto fare ancora di più. Il suo cyborg è in due posti contemporaneamente: la testa negli Stati Uniti, il corpo in Giappone. Impiegando un principio analogo a quello della falena di Higgins, il ricercatore ha collegato al cervello di una scimmia, "ospite" del suo laboratorio, alcuni sensori che registrano i segnali prodotti dal cervello dell'animale mentre viene fatto camminare. I segnali vengono poi inviati inviati all'Istituto di Ricerche in Telecomunicazioni Avanzate di Tokyo dove sono codificati e trasmessi a un robot in grado di rielaborarli. E in men che non si dica, le gambe artificiali iniziano a camminare, seguendo i passi di una scimmia che si trova all'altro capo del mondo.
(articolo tratto da http://www.focus.it/)